Cosa vuol dire se il gattino morde?
Partiamo da un presupposto fondamentale e cioè che non esiste un solo tipo di morso, ma molteplici, ognuno associato ad una situazione e ad un contesto specifico, rappresentando una modalità con cui un gatto vuole comunicare qualcosa.
Un gatto può morde per uccidere la preda, utilizzando quello che viene definito “morso letale“ e poi morderà per alimentarsi, utilizzerà morsi di difesa o di offesa se sarà attaccato da un potenziale avversario, morderà per giocare e ancora per comunicare irritazione.
Per questo motivo non bisogna considerare l’azione del morso fine a sé stessa, ma va contestualizzata, messa in relazione alla circostanza in cui viene esibita, cercando di comprendere lo stato emotivo che l’ha innescata e soprattutto cosa volesse esprimere il gatto con questo morso, che rappresenta una comunicazione non verbale.
Mordere è sicuramente un comportamento che rientra nella categoria dell’aggressività, ma le motivazioni che lo provocano sono di natura diversa.
Anche per i caregivers i morsi possono assumere significati diversi: alcuni considerano eccessivamente aggressivo un gatto che morde per esprimere legittimamente la sua irritazione, ma ci sono anche proprietari che minimizzano questo comportamento, non considerando l’aggressività nel morso, fino a quando non degenera al punto da provocare serie ferite.
Il morso accompagna il gatto per tutte le fasi della sua vita, per questa ragione é importante anche prendere in considerazione la sua età.
È normale che un gattino morda in continuazione perché sta attraversando la fase più importante della sua vita, che è quella dell’apprendimento e della sperimentazione del mondo che lo circonda e che si realizza attraverso tutti i suoi sensi, anche attraverso il morso utilizzato durante il gioco.
Un gattino gioca con qualsiasi cosa e spesso l’errore commesso dai caregivers è quello di coinvolgerlo in giochi in cui è permesso attaccare le mani, le caviglie o altre parti del corpo. Questo innesca un cortocircuito comunicativo tra umano e gatto che interpreterà come “lecito” questo comportamento è si sentirà autorizzato ad attaccare il proprietario, che agita parti del corpo davanti a lui e continuerà a farlo, anche in età adulta se questa dinamica non viene corretta per tempo. Questo perché il gatto, nel manifestare il morso nel gioco, potrebbe diventare così insistente e aggressivo da rendere addirittura problematica la convivenza.
Come evitare che ciò avvenga?
Prevenire!
I caregivers per primi dovrebbero auto-educarsi a giochi che non prevedano l’attacco diretto a parti del corpo utilizzando sempre un giochino da proporre al gatto, sia esso un pupazzo o una piumetta legata ad una cordicella che, interposta tra l’umano e il gatto, verrà agitata per stimolare la curiosità e l’interazione del gatto attraverso il movimento dell’oggetto.
In ogni caso il morso alle mani o alle caviglie va scoraggiato subito. Se il gattino esibisce questo comportamento bisogna smettere immediatamente di giocare con lui ignorandolo per un po’ in modo che comprenda il disappunto dell’umano per il suo atteggiamento, inducendolo a non ripetere questa dinamica in una successiva sessione di gioco.
Ma attenzione!
Non bisogna mai sgridare un gatto, sia cucciolo che adulto, quando esibisce un comportamento inappropriato, compreso il morso verso l’umano. Questo perché il rimprovero non verrà considerato un disincentivo all’ azione, ma potrebbe incrinare la relazione umano- gatto, facendogli sviluppare un carattere più pauroso e diffidente o, al contrario, rendendolo ancora più aggressivo nei confronti dell’umano.
Un altro motivo che può spingere il gattino a mordere può derivare da uno stato ansioso derivante da un cambiamento nel suo ambiente o nella sua routine quotidiana. I gatti hanno bisogno di punti fermi, di certezze che, al momento del distacco dalla mamma, sono concentrati sul suo ambiente e sulle sue abitudini giornaliere che devono rimanere, quanto più possibile, sempre uguali.
Cambiare la posizione delle ciotole o delle sue postazioni di riposo, l’arrivo di nuovi membri nel nucleo familiare, siano essi umani o animali (sia altri gatti o animali di altre specie), un cambiamento nell’ organizzazione del mobilio, un trasloco in una nuova casa, rappresentano tutte circostanze ansiogene per il gattino che, se non correttamente supportato nella gestione dello stress, potrebbe reagire con aggressività, utilizzando appunto il morso.
Il gattino potrebbe morde durante le coccole, generando lo stupore nel suo umano che rimane interdetto e non comprende questa reazione imprevista. Spesso si tratta di un morso veloce ed improvviso, alla base del quale c’è l’incapacità da parte dell’umano di interpretare i segnali che il gattino magari stava mandando da un po’, per comunicare che per lui il tempo delle effusioni era più che sufficiente e avrebbe gradito smettere. Se ciò non accade, il morso diventa per lui l’unico modo per esternare un’irritazione che non riesce più a contenere.
Ha provato con segnali premonitori come un movimento insistente della coda o con miagolii nervosi, oppure spostando le orecchie all’ indietro, ma non essendo stato compreso è ricorso al morso per interrompere qualcosa che, da piacevole, è divenuto molto fastidioso.
Anche nel rapporto umano- gatto è importante imparare a comprendere le esigenze e le modalità espressive e comunicative dell’altro.
Non esiste una soglia ideale di coccole uguale per tutti i gatti: alcuni non tollerano affatto essere manipolati, per altri due grattini sotto il mento sono sufficienti ed il terzo è di troppo, mentre ci sono gatti per cui le coccole non sono mai abbastanza.
Questo dipende da molteplici fattori, ad esempio la personalità del gatto oppure con quanti umani è entrato in contatto e quali e quante manipolazioni ha ricevuto nel primissimo periodo della sua vita.
Ma ci possono essere anche motivazioni di tipo tattile. Il fatto che i gatti siano provvisti di un folto pelo non significa che non provino sensazioni tattili anzi è esattamente il contrario. Ogni singolo pelo, infatti, è dotato di un proprio recettore per il gioco che, insieme ad una serie di altri recettori, rendono la sua sensibilità cutanea molto sviluppata. Se si accarezza un gatto contropelo si stimoleranno negativamente i recettori presenti, provocando una sensazione per lui di notevole fastidio. In alcune zone in cui il pelo è più corto, come sul muso o le zampe, la sensibilità è ancora più acuta, quindi va toccato con delicatezza. Ci sono infatti zone in cui gradisce di più essere accarezzato, come lo spazio tra gli occhi e le orecchie, le guance e il mento, che vanno sfiorati con dolcezza. Ma ci sono anche zone che sono off limits come ad esempio la pancia.
A volte il gattino mostra la pancia e l’umano l’accarezza provocando, nella maggior parte dei casi, una reazione che si traduce in soffi, graffi e morsi. Mostrare la pancia per il gatto è un segnale “visivo” per indicare la sua arrendevolezza, le sue intenzioni pacifiche, ma non è un invito al tatto. La pancia, infatti, come la gola, è per il gatto una zona molto vulnerabile e sensibile e non è gradita l’invasione di questa parte del corpo così intima e delicata.
Ma c’è un’altra importante ragione per la quale il gattino potrebbe mordere e cioè se a livello fisico c’è qual cosa che non va. Se rimane accovacciato in un angolo nascosto, non mostrando interesse per il gioco o per il cibo e al primo tentativo di avvicinamento da parte del caregiver reagisce e con un morso vuol dire che prova dolore, non sta bene e in questo caso non bisogna assolutamente ignorare il segnale, ma rivolgersi immediatamente al veterinario per indagare sulla salute del gattino.
Come abbiamo visto le motivazioni alla base di un morso possono essere molteplici, come molteplici saranno le modalità con cui bisognerà affrontare ogni singola situazione. Una strategia valida per ogni circostanza é la prevenzione: evitare situazioni che inducano il gatto a mordere.
La prima cosa da fare è osservare di più il nostro gattino, imparare davvero a conoscerlo, a comprendere la sua comunicazione che, per un buon 90%, è costituita da segnali e posture, quindi da un linguaggio non verbale che coinvolge la posizione o il movimento della coda, delle orecchie, delle vibrisse e persino del suo pelo.
Imparare a “leggere” la postura del suo corpo ci aiuterà a comprendere per tempo quale sia, in quel momento, lo stato d’ animo del gatto, quale sia la sua intenzione, quale azione ci sta dicendo essere in prossimità di compiere e, se necessario, imparare ad evitare che ciò avvenga.
Una relazione sana ed equilibrata, anche quella umano- gatto, si fonda su di un dialogo in cui ognuno dei due merita il giusto ascolto, la giusta comprensione e il rispetto necessario affinché vi sia uno scambio appagante per entrambi e che non generi mai frustrazione o disagio.
A cura di Maria Teresa Fiore– Consulente in Cultura Felina® – attività di consulenza a Latina e Provincia, Roma Sud.