Si potrebbe pensare che sia così, dopotutto è noto quanto i gatti siano restii a spostarsi da casa, spesso protestando animatamente nel trasportino, e quanto siano legati a certi luoghi; i gatti abituati a uscire ritornano periodicamente entro le mura domestiche, loro tana sicura, e alcune persone credono che il proprio gatto li apprezzi soltanto perché provvedono a fornirgli cibo, che sia più affezionato al divano su cui passa buona parte delle giornate che non a loro.
Bisogna ricordare che ogni gatto è unico e altrettanto unica è la relazione che si crea tra una persona e un gatto, dove elementi innati e indotti dall’ambiente si intrecciano inestricabilmente. Esistono però anche delle costanti della specie che è necessario considerare. Quando parliamo del gatto, delle sue caratteristiche e necessità, non possiamo farlo senza fare riferimento al modo in cui il gatto vive nel suo stato naturale, prima e oltre la relazione con l’umano.
L’importanza del territorio
In natura il gatto è un predatore, un animale che caccia per vivere e vive per cacciare (e per riprodursi), ed è anche una possibile preda per carnivori più grandi. È generalmente solitario, ma può scegliere di condividere il territorio con altri gatti formando dei gruppi sociali stabili. I gatti sconosciuti sono considerati una minaccia, rivali per le risorse vitali e competitori nella stagione degli accoppiamenti. La vita e le giornate del gatto sono un alternarsi di momenti di intensa attività e momenti di riposo e recupero di energie prima di nuove battute di caccia o in caso sia necessario fuggire da qualcosa che viene percepito come un pericolo.
In una situazione del genere è quindi evidente che la padronanza del territorio e la conoscenza degli elementi presenti al suo interno sono aspetti vitali per la sopravvivenza, al punto che il gatto lega al territorio la propria stessa identità.
L’ambiente è organizzato in aree preposte a diverse finalità e viene pattugliato e marcato quotidianamente per verificarne condizioni ed eventuali mutamenti. Il cervello dei gatti è in grado di creare mappe tridimensionali molto dettagliate del territorio, che è conosciuto non solo attraverso il senso della vista, ma con tutti i sensi. Un ruolo fondamentale è svolto dall’olfatto e dai feromoni che vengono percepiti e rilasciati per comunicare con gli altri gatti senza bisogno di incontrarsi. È anche importante conoscere l’ambiente in senso motorio: muoversi al suo interno con sicurezza e padronanza dei possibili percorsi per raggiungere un luogo, conoscere la distanza tra due punti e quanto bisogna saltare per arrivare in un posto.
In zone ad alta densità i gatti tendono a organizzarsi per il godimento delle risorse e delle aree condivise in maniera temporale attraverso una sorta di turnazione per l’utilizzo, così da poterne usufruire tutti senza doversi incontrare, evitando conflitti. Viene dunque a stabilirsi una routine quotidiana piuttosto rigida a cui i gatti della zona adeguano spostamenti e attività.
Le parti del territorio sono anche legate ai ricordi delle esperienze vissute e alle emozioni connesse attraverso un sistema di apprendimenti e rinforzi: se le prime volte che un gatto ha esplorato una zona vi ha catturato delle prede, questa verrà rivisitata con una sorta di entusiasmo anticipatorio legato al ricordo delle esperienze precedenti; se invece in un’area ha incontrato un pericolo o vissuto un’esperienza spiacevole, le volte successive vi si accosterà con attenzione e circospezione, forse anche con ansia, e in alcuni casi potrebbe scegliere di evitarla.
Il gatto si identifica con il suo territorio: esso è uno specchio del gatto, una sua estensione. È tanto più vissuto ed esteso quanto più il gatto si sente sicuro di sé, e tanto più ridotto quanto più il gatto si sente incerto.
L’attaccamento sociale
Il territorio però non è l’unico oggetto di attaccamento. Nei primi mesi di vita i gattini non sono in grado di organizzare il territorio attraverso la marcatura feromonale e vivono nel territorio della mamma, da lei strutturato attraverso la deposizione delle proprie marcature. Vista la centralità del senso dell’olfatto e dell’organo vomero-nasale per la capacità di orientarsi nel mondo e di distinguere il familiare dall’estraneo, possiamo pensare che il gattino consideri il territorio in cui vive come un’estensione fisica di mamma gatta.
Per i gattini infatti la prima sicurezza è rappresentata da mamma gatta, punto di riferimento per i bisogni fisici e relazionali. È lei che provvede a nutrirli, a pulirli, a insegnare loro tutto ciò che è necessario a sviluppare autonomia: tecniche di caccia, autoregolazione fisica ed emotiva, comunicazione intraspecifica. La presenza di mamma gatta è fondamentale per lo sviluppo fisico ed emotivo equilibrato del gattino e anche la cucciolata è importante per gli apprendimenti sociali.
Molte modalità di comunicazione intraspecifica e alcuni comportamenti tipici dei gattini con mamma gatta, in un contesto domestico vengono messi in atto dal gatto adulto anche nelle relazioni con l’essere umano: miagolare, fare le fusa e fare la pasta sono tratti tipici dei gattini conservati in età adulta e rivolti ai membri del gruppo, non solo ai conspecifici.
I membri del gruppo sociale del gatto sono tali in virtù di un odore comune condiviso. Dal momento in cui il gatto sviluppa la capacità di depositare i propri feromoni strofinandosi, non è solo il territorio a essere marcato in questa maniera, ma spesso anche gli esseri viventi al suo interno ricevono un trattamento simile.
Il benessere e i legami affettivi
Quando si parla di territorio del gatto domestico quindi non si può considerare solo l’ambiente, ma bisogna includere anche gli esseri viventi che vi abitano, gli aspetti sensoriali quali odori e suoni, gli aspetti relazionali legati alle attività che si condividono e alla routine quotidiana.
Il gatto si sente al sicuro quando ha percezione di controllo, quando può prevedere cosa aspettarsi in un certo momento, quando ha libertà di scelta e riceve rispetto. Queste condizioni e la possibilità di esprimere i propri bisogni etologici costituiscono la base per il suo benessere.
Solo quando si sta bene si può provare affetto e stabilire legami affettivi; diversamente ci si trova in modalità di sopravvivenza, con priorità diverse da quelle relazionali. In condizioni di benessere ci si affeziona a chi contribuisce a quel benessere e a chi lo condivide con noi. Certo, il cibo è fonte di gratificazione e alcuni gatti possono essere affezionati a noi in quanto dispenser di cibo, ma possiamo essere apprezzati per molte altre qualità: come compagni di giochi e di coccole, fautori di un ambiente tranquillo e a misura di gatto, garanti dell’armonia e della prevedibilità dei ritmi e delle attività quotidiane.
I gatti quindi non si affezionano esclusivamente alla casa come luogo, ma anche a odori, suoni, ritmi, a una routine, ai membri del gruppo sociale e alle modalità di relazionarsi. Anche i gatti possono soffrire la separazione e attraversare periodi di lutto e disequilibrio alla scomparsa di un compagno umano o felino.
Ogni gatto esprime l’affetto che prova in maniera differente: alcuni hanno piacere ad accoccolarsi in braccio e farsi accarezzare, altri mostrano il loro attaccamento riposando nella stanza in cui ci troviamo, alcuni vengono ad accoglierci alla porta al rientro, altri amano impastare sui nostri vestiti, alcuni miagolano per attirare la nostra attenzione, altri socchiudono gli occhi nella nostra direzione. Ogni gatto è un individuo con la propria storia e la propria personalità, ma i bisogni di specie e la capacità di affezionarsi ad altri esseri viventi sono comuni a tutti i gatti.
Serena Monti – Consulente in Cultura Felina® – Formazione Livello 1 Base – Zona di attività Padova e Provincia