È importante che il gatto in casa si adatti per il suo benessere etologico (fisico, mentale ed emotivo) e per il suo benessere relazionale con noi e con eventuali altri animali presenti, intraspecifici (altri gatti) e interspecifici (altre specie, ad esempio i cani).
Un gatto adattato in casa si sente sicuro.
Se così non fosse potrebbe succedere, per esempio, che non utilizzi la cassetta igienica, che si nasconda, che scappi, che marchi in modo inappropriato, che mostri aggressività da paura, ecc..
Il gatto tenuto nelle nostre case quindi si può adattare?
Sì, generalmente, ma molto dipende da noi nell’aiutarlo.
È poi da contestualizzare ogni singolo caso concreto.
FELIS CATUS (GATTO DOMESTICO)
Il gatto che incontriamo nelle nostre case, in ambiente urbano e rurale è della specie Felis Catus (gatto domestico).
La domesticazione del gatto domestico è molto recente e in continua evoluzione, per questo in esso sono ancora presenti tante caratteristiche comportamentali e adattative del gatto selvatico (Felis Sylvestris; si presume che il Felis Catus derivi dalla sottospecie Felis Sylvestris Lbyca), ma che è un’altra specie di piccolo felino.
Il gatto (d’ora in poi per gatto s’intende il solo gatto domestico) rimane infatti, anche in ambiente domestico, urbano e rurale, un animale solitario, territoriale, carnivoro obbligato, di origine desertica, con comportamenti predatori e sociali del gatto selvatico. È un predatore crepuscolare/notturno, i cui sensi sono specializzati per la caccia notturna, ma è anche una preda.
Grazie alla sua grande plasticità (capacità di adattamento) comportamentale, però, il gatto si è adattato a vivere nei nostri contesti tollerando la convivenza con altri suoi simili nello stesso territorio, ma solo in caso di disponibilità e distribuzione delle risorse, di ampiezza del territorio e di densità di popolazione all’interno di esso e adottando determinati comportamenti sociali e strutture sociali.
Si è adattato, inoltre, a vivere con l’uomo e con altre specie.
Ma la sua sola plasticità non basta al raggiungimento del suo benessere all’interno delle nostre case: anche noi dobbiamo lavorarci e impegnarci.
Prima di tutto il gatto deve sentirsi sicuro nel territorio in cui vive.
Il suo benessere etologico è la base poi per il raggiungimento anche del benessere relazionale.
Ricordiamo che il gatto ha molte caratteristiche del gatto selvatico.
Per esempio, la dieta basata su proteine di origine animale, mangia poco, spesso e ha un meccanismo di autoregolazione.
Che è territoriale. Col proprio territorio ha un legame molto forte. Più lo conosce e controlla, più si sente sicuro. Per fare ciò, il gatto deve strutturarlo e marcarlo. Lo struttura in campi territoriali (zone dove compie specifiche attività: zona di caccia, riposo, eliminazione, gioco, …) che collega tra loro con sentieri invisibili.
Per lui è essenziale la percezione del controllo e la prevedibilità nel suo territorio perché gli dà sicurezza: può controllare e scegliere qualsiasi attività, risorsa, contatto sociale e la routine gli permette di prevedere gli eventi e con chi. Si sente a suo agio e lo stress si riduce.
Qualsiasi cambiamento nel suo territorio può essere fonte di stress.
La comunicazione territoriale serve per la difesa del suo territorio: non accetta intrusioni e gli altri gatti eviteranno di accedervi. È chimico-olfattiva (feromoni e odori rilasciati attraverso marcature, graffiature, urine e feci) visiva (graffiature), vocale e posturale.
Per quanto riguarda la socialità, ha adottato determinati comportamenti sociali.
L’esempio è la colonia felina.
Si dice che il gatto è sociale facoltativo perché è lui che decide di esserlo e di avere relazioni di tolleranza o preferenziali.
I comportamenti sociali servono a riconoscersi e a mescolare odori e a crearne uno unico e distintivo dei membri della colonia attraverso allorubbing e allogrooming (strofinarsi e toelettarsi a vicenda).
Per quanto riguarda il territorio, ciascun gatto deve poter organizzare il suo spazio anche in termini spazio-temporali: stessi campi territoriali sono usati a turno dai vari gatti in tempi diversi permettendo di non incontrarsi, di mantenere distanze sociali e isolarsi.
Se un gatto vuole inserirsi in una colonia, il passaggio sarà graduale e richiede giorni. La velocità di accettazione dipende dalle risorse disponibili. Inizialmente il gatto estraneo, che ha un odore sconosciuto, ruoterà attorno alla colonia, poi si avvicinerà sempre più, fino a che anche il suo odore si mischierà con quello della colonia. A quel punto potrà essere accettato e integrato.
COSA SAPERE PER AIUTARE IL NOSTRO GATTO AD ADATTARSI IN CASA?
Il gatto in casa:
– cercherà sempre di esprimere i suoi comportamenti propri e innati di specie-specifico (etogramma);
– cercherà sempre di attuare la modalità di suddivisione e organizzazione del territorio;
– nella socialità con l’uomo (e con altre specie) mantiene tutti quei comportamenti sociali che ha con i suoi conspecifici: i gatti di casa si comportano come i gatti di colonia.
Quindi bisogna:
– Conoscere e riconoscere i suoi bisogni etologici di specie-specifica, il suo etogramma.
– Rispettare il princìpio di alterità: soggettività, diversità e singolarità. Rispettare la diversità di specie e di quel gatto specifico, inteso quindi come soggetto e individuo con le sue peculiarità. Il gatto, ha una percezione del mondo e di comunicazione completamente differente dalla nostra specie e dalle altre.
– Permettere al gatto di esprimere e soddisfare i suoi bisogni innati.
– conoscere le modalità di apprendimento e di comunicazione del gatto.
COSA FARE
Nostro compito essenziale per aiutare il gatto ad adattarsi in casa è una corretta introduzione e rendere la casa a “misura di gatto” con l’arricchimento ambientale.
Per il gatto in casa diventa difficile avere la percezione del controllo e prevedibilità perché lo fa l’umano al suo posto. Questo è fonte di enorme stress per il gatto.
Può trovarsi costretto a vivere insieme ad altri gatti in un ambiente ristretto in cui mancano fattori essenziali per una convivenza: scarsità di risorse e mal distribuzione, eccessivo affollamento e impossibilità di poter mantenere adeguate distanze sociali.
I problemi comportamentali del gatto nascono infatti in ambienti chiusi, come quello domestico, in cui non ha possibilità di fuga, ma è costretto a vivere magari insieme ad altri gatti e anche ad altre specie.
Quando poi viene introdotto un nuovo gatto, in modo scorretto, per i gatti già presenti in casa è una vera e propria invasione del territorio! Ciò scatena la naturale aggressività da difesa territoriale.
Una corretta introduzione è quindi fondamentale.
L’introduzione in casa deve rispettare gli stessi princìpi di quella che avviene naturalmente nelle colonie feline: graduale e basata sulla comunicazione chimico olfattiva.
All’inizio, quindi, faremo vivere il nuovo gatto in una sola stanza: conosce gradualmente il suo nuovo ambiente, può mapparlo ed esplorarlo marcandolo e ponendo il suo odore.
La conoscenza tra gatti e dei vari ambienti avviene, infatti, inizialmente attraverso gli odori e col loro scambio, poi col contatto visivo, lo scambio dei territori fino all’incontro vero e proprio e all’integrazione finale.
L’introduzione vale anche se il gatto è l’unico: deve comunque conoscere e abituarsi al nuovo ambiente gradualmente.
Per l’introduzione bisogna rispettare i tempi di ciascun gatto: meglio impiegare più tempo all’inizio piuttosto che avere problemi, spesso silenti, dopo.
In generale, ogni gatto, a parità di condizioni ambientali, ha bisogno dei propri tempi per adattarsi a nuove situazioni, da qui l’importanza di valutare ogni singolo caso.
Rispettare sempre e per qualsiasi cosa i tempi del gatto, non forzarlo ma incoraggiarlo in modo discreto, aiutandosi eventualmente col gioco e con altri rinforzi positivi.
Arricchire l’ambiente domestico.
Sono quei cambiamenti ambientali che apportano beneficio al gatto permettendogli di esprimere i suoi comportamenti (graffiare, marcare, saltare, giocare, …).
Qualsiasi beneficio apportato, agevola l’adattamento.
Attenzione a rumori troppo forti, luci, odori, che possono dare fastidio ai suoi sensi molto più sviluppati dei nostri.
Soddisfare i bisogni ambientali del gatto significa dare:
– spazi sicuri. Luoghi che lo tengano lontano da paura e stress, ambienti tranquilli. Sfruttare anche la verticalità di casa: saltare e arrampicarsi sono suoi bisogni. Il gatto è anche preda: posti rialzati o luoghi dove nascondersi lo fanno sentire più sicuro. Cucce, amache, mensole, mobili, tiragraffi, … gli permettono di ritirarsi e osservare senza essere disturbato. Mettere in sicurezza eventuali aree esterne in cui ha accesso (ad esempio balconi o giardino).
– risorse multiple e separate. Ancor più importante in caso di più gatti in casa per evitare conflitti. Più risorse adeguate ci sono che permettono al gatto di esprimere i suoi comportamenti (quali caccia/gioco, graffiare, mordere, eliminare, …), più il gatto eviterà l’uso di oggetti e luoghi inappropriati (piante, divani, …). Per risorse si intendono ciotole, cassette igieniche, giochi, cucce, tiragraffi, ecc.. Il gatto deve avere la possibilità di scelta tra risorse dello stesso tipo.
Ciotole di cibo e acqua separate, in più punti riparati e tranquilli. Acqua sempre a disposizione e, se non ci sono problemi, anche il cibo secco.
Tiragraffi. Vicino a finestre (ai gatti piace guardare fuori), a luoghi di riposo (divani e letti solitamente) e nei punti di passaggio da un campo territoriale all’altro (di solito vicino alle porte). Fondamentali per graffiature e marcature.
Cassette igieniche. In luoghi tranquilli, ben areati e con libero accesso, sempre. La regola è 1 cassetta per ogni gatto + 1.
Luoghi di riposo. Ogni gatto deve avere luoghi privati dove poter riposare e dormire senza essere disturbato. Possono essere cuccette, mensole, scatole di cartone, dentro mobili, letto… In posti tranquilli, non di passaggio.
Giochi. Di diverso tipo, forma, colore, materiale, problem solving.
– possibilità di giocare. Il gioco è il surrogato della caccia, così può soddisfare il suo comportamento predatorio, molto motivante. Al gatto piace giocare, lo appaga, gioca a qualsiasi età, anche da anziano. Il gioco è essenziale e non deve essere sottovalutato. Deve poter giocare tutti i giorni, anche più volte al dì. Agevola relazione e convivenza in quanto attraverso il gioco il gatto soddisfa un suo bisogno comportamentale in interazione con l’umano e con altri animali eventualmente presenti. Proporre giochi diversi per dare stimoli vari. Evitare parti del corpo come le mani: giocare “a distanza” con una cannetta. Il gioco può essere sociale (con altri) o individuale. Ottimo mezzo per dare una marcatura emozionale positiva a nuovi stimoli, oggetti, luoghi, individui e situazioni.
– interazioni sociali con noi, positive, consistenti, coerenti e prevedibili. Mantenere una routine quotidiana: il gatto sa cosa aspettarsi durante il giorno e sa con chi interagirà. Esempi di interazione sono giocare, dare cibo, spazzolarlo, accarezzarlo.
– rispettare il senso dell’olfatto. Il gatto marca il suo territorio. Evitare di lavare troppo spesso o troppo approfonditamente le aree che marca: potrebbe sentirsi meno sicuro non sentendo più il suo odore in giro. E un gatto meno sicuro, marca di più. Evitare lettiere e profumi vari che per il gatto possono essere molto fastidiosi.
CONCLUSIONI
In conclusione, solitamente il gatto in casa si può adattare grazie alla sua enorme plasticità e solo se noi umani siamo disposti a lavorare e impegnarci nel rendere la nostra abitazione un luogo a sua misura, a fare una corretta introduzione e a relazionarci con lui quotidianamente offrendogli un ambiente ricco e pieno di stimoli.
Solo così il gatto potrà essere, in una condizione non naturale quale l’ambiente domestico, il più possibile appagato e soddisfatto nel suo benessere etologico e relazionale.
di Barbara Desiati – Consulente per la Relazione e Convivenza con il Gatto CRCG – zona di Attività Lodi