Ogni gatto è un individuo, e in quanto tale sarà unico e dobbiamo riconoscergli questa sua unicità. Anche la propensione alle carezze è molto soggettiva e può dipendere da tantissimi fattori.
La socievolezza e soprattutto la predisposizione alle coccole, che noi umani amiamo tanto fare ai nostri gatti, non sono cose scontate.
Spesso questa bassa propensione è da indagare nel passato del nostro gatto: gatti separati troppo presto da mamma gatta o non abituati nelle prime settimane di vita alla presenza dell’uomo e ad una corretta manipolazione, potranno, una volta cresciuti, essere insicuri, diffidenti e poco inclini alle coccole. Il carattere e la socialità di un gatto sono dati da un’interazione tra genetica e ambiente (pregresso o attuale). Le fasi di sviluppo di un gattino sono periodi sensibili, in cui l’esperienza o l’assenza di esperienza hanno un effetto notevole sullo sviluppo. Dopo questa premessa, facciamoci una domanda: cosa vuol dire amare il nostro gatto? Vuol dire continuare a toccarlo, strapazzarlo di coccole e baci? Amare, e questo vale per ogni specie, vuol dire rispettare l’altro nella sua personalità e accettarlo per quel che è.
Guardiamo negli occhi il nostro gatto…davvero riteniamo che non ci ami solo perchè non si acciambella sulle nostre gambe o perchè già dopo due carezze si allontana? Cerchiamo di capirlo davvero e guardiamo cosa ci sta dicendo. Ci sono altri mille modi in cui il nostro gatto ci manifesta il suo affetto: corre verso di noi con la coda alzata, si struscia sulle nostre gambe, ci dà tenerissime testatine, riposa accanto a noi, ci aspetta all’ingresso quando rincasiamo. L’amore passa anche attraverso la fiducia, e quella di un gatto è bene non tradirla mai; dimostriamogli che si può fidare di noi, che lo rispettiamo e rispettiamo i suoi tempi e i suoi bisogni. Quando riposa accanto a noi, o nella sua cuccia, non disturbiamolo, voi vorreste essere svegliati da un gigante che continua ad accarezzarvi e baciarvi? Lo so, sono irresistibili e spesso non sappiamo frenarci dal farlo!
Indaghiamo un po’ sulla nostra relazione con micio prima di “pretendere” qualcosa da lui.
Cerchiamo di capire se la sua propensione o meno alle carezze è un tratto del suo carattere oppure c’è qualche aspetto della nostra relazione con lui che va modificato; se il nostro gatto è arrivato in casa da poco, dobbiamo tener conto anche delle sue esperienze pregresse, diamogli tempo per ambientarsi nella nuova casa, facciamo un inserimento corretto, e soprattutto costruiamo con lui un rapporto di fiducia e rispetto, non forziamo mai l’interazione, aspettiamo che sia lui a venirci vicino, non staniamolo se si nasconde e rispettiamo i suoi momenti di solitudine, inoltre troviamo del tempo per giocare col nostro gatto. Il gioco con micio, un’attività spesso sottovalutata da noi umani, porta benefici alla relazione, e gratifica il gatto soddisfacendo un bisogno di specie. Per i gatti indoor è essenziale anche contro la noia! Inoltre, se possibile, forniamo al nostro pet qualche luogo su postazioni elevate per riposare con tranquillità e per controllare indisturbato il suo territorio. Sicuri della nostra relazione e di un ambiente a misura di gatto, possiamo cercare di spingerci un po’ più in là con le nostre manifestazioni d’affetto.
- Innanzitutto cerchiamo di imparare un po’ la comunicazione felina, quindi attenti a baffi, orecchie, occhi e coda! Il gatto parla, ma parla una lingua diversa dalla nostra, e per farlo usa il proprio corpo. Se dopo 2 carezze micio cambia atteggiamento, sbatte la coda, sposta le orecchie all’indietro o si lecca le labbra, vuol dire che per lui è sufficiente così.
- Rispettiamolo. Se durante queste due carezze ci è sembrato rilassato e ben disposto, lodiamolo e diamogli un premietto, ad esempio un crocchino, mettiamoci davvero in ascolto.
- Cerchiamo di capirlo, e di rispettare la sua propensione al contatto fisico. Ci sono gatti molto affettuosi, che amano davvero le coccole umane, e ci sono quelli più timidi, a volte anche ipersensibili. Ecco, con questi gatti abbiamo la possibilità di imparare ad essere pazienti e anche che l’amore ha mille manifestazioni; sono gatti più “discreti”, magari semplicemente stanno accanto a noi e ci osservano, ma quegli occhi sono ugualmente pieni d’amore tanto quanto un gatto che si acciambella sulle nostre gambe e richiede coccole. Il rapporto con il nostro gatto è come un rapporto con un innamorato: richiede pazienza, conoscenza, rispetto e impegno.
Solo così potremo instaurare un rapporto di fiducia e quindi migliorare anche la propensione di micio verso il contatto fisico. Come già accennato in precedenza, dobbiamo iniziare gradualmente, con una carezza, seguita dalla seconda se osserviamo che il nostro gatto apprezza, se invece notiamo cambiamenti attraverso i segnali citati sopra, è bene interrompere. Non arriviamo al punto in cui il gatto è così irritato da doverci graffiare per farci smettere, dobbiamo fermarci prima; le nostre carezze devono essere un piacere per lui e non un fastidio. Solitamente il gatto è più propenso a brevi carezze, ripetute durante la giornata, piuttosto che a lunghe sessioni di coccole. Quando lo accarezziamo facciamo anche attenzione al dove e al come, ci sono punti del corpo in cui i gatti, generalmente, amano essere accarezzati, come ad esempio sotto al mento, sulle guance o dietro le orecchie. Molti invece detestano che gli si tocchino zampe e coda. E poi c’è la pancia!
Quante volte il nostro gatto ci ha mostrato la pancia come a dire: “Dai, che aspetti? Accarezzala!” Ed ecco che noi caregivers, impotenti davanti a un gesto così pieno di tenerezza, ci caschiamo e allunghiamo imprudentemente la mano. Purtroppo spesso le nostre aspettative vengono deluse da una zampata così veloce che nemmeno ci rendiamo conto di quel che accade, o ancor peggio da un morso; infatti il nostro micio, ci mostra la pancia, e questo vuol dire che è rilassato e fiducioso, ma non vuol dire comunque che voglia essere accarezzato in quel punto. Noi tutti ci siamo cascati almeno una volta nella vita.
Anche in questo caso ci sono però le eccezioni, e di conseguenza gatti che adorano essere accarezzati sul ventre. Dobbiamo quindi capire e conoscere il nostro gatto. Se per quanto riguarda le zone del corpo ognuno ha le sue preferenze, per quanto riguarda il modo in cui accarezzare il gatto possiamo dire che quasi tutti i gatti prediligono un tocco delicato anziché venire strapazzati come dei peluches. Ad ogni modo, qualunque siano le preferenze del nostro gatto, la modalità migliore per conquistare il suo amore passa attraverso l’osservazione del suo comportamento e il rispetto dei suoi tempi.
Quindi la domanda che dobbiamo porci sempre é: Cosa vuole il mio gatto?
Laura D’Andrea – Operatore in Benessere del Gatto BEG ® – Formazione Livello 2 avanzato – zona di attività Milano