È noto che i cani, molto affezionati ai padroni, quando si trovano lontani da loro, possono presentare disturbi comportamentali, definiti con il termine “ansia da separazione”.
Fino a poco tempo fa si pensava che, questo tipo di problematica, non si manifestasse nei gatti. Recenti studi, invece, hanno dimostrato come i sintomi di “ansia da separazione“, riscontrati nei cani si presentino anche nei gatti separati dai loro prioritari.
Naturalmente la percezione della MANCANZA dell’umano dipende da una serie di fattori, come ad esempio il grado di socializzazione di quel gatto sia con altri sui simili, sia con membri di altre specie, compreso l’uomo. Anche la personalità del gatto inciderà sulle sue emozioni: se è molto socievole e affiatato, vivrà male le ore di assenza del suo umano, se invece è un gatto più solitario e indipendente, ne risentirà di meno. Importantissimo è considerare anche il tipo di legame e di relazione che si è stabilita tra il gatto e il suo umano perché avrà un peso non indifferente sulla gestione, da parte del gatto, del tempo che dovrà trascorrere da solo.
Anche i gatti, come i cani, hanno bisogno di attenzioni e interazione con il proprio umano, anche loro hanno bisogno di essere incentivati.
Solitamente, il problema della solitudine, riguarda i gatti che vivono in appartamento e non hanno sufficienti stimoli durante le ore di solitudine, o non hanno la possibilità di intrecciare relazioni sociali diverse da quelle che hanno con i membri del loro gruppo familiare.
Principali segnali che indicano una sofferenza da solitudine nel gatto.
1. AGITAZIONE O AGGRESSIVITÀ.
In presenza del caregiver il gatto si mostra iperattivo, perde l’autocontrollo durante il gioco, ha un riposo breve e molto agitato, che lo porta a cercare maggiormente l’interazione quando invece la famiglia vorrebbe dormire.
Questo potrebbe essere un primo campanello d’ allarme.
2. APATIA, ASSENZA D’ INTERESSE PER IL GIOCO
Una reazione opposta all’ iperattività potrebbe essere l’APATIA. Un gatto eccessivamente sedentario, che passa la maggior parte del suo tempo dormendo, non mostrando alcun interesse per il gioco, l’esplorazione o qualsiasi altro svago gli venga proposto, ma si limita ad andare alla ciotola del cibo e alla cassettina igienica, potrebbe trovarsi in uno stato depressivo, causato dalla sua condizione di solitudine.
3. ALIMENTAZIONE AL DI FUORI DELLA NORMA
Un gatto che si sente solo può sviluppare un alto livello di stress, che può condurlo, tra le altre cose, a disturbi di tipo alimentare. Gatti particolarmente ansiosi possono iniziare a mangiare in modo compulsivo per scaricare lo stress e la noia, che gli derivano da una vita poco stimolante.
Nella maggior parte dei casi si tratta di gatti che non svolgono sufficiente attività fisica e, di conseguenza, non bruciano tutte le calorie del cibo che ingeriscono, diventando obesi.
Al contrario, il gatto potrebbe esternare il suo senso di solitudine nascondendosi, smettendo di compiere le sue solite attività, compreso nutrirsi, arrivando non solo a perdere peso, ma rischiando di sviluppare la lipidosi epatica, patologia per lui potenzialmente letale.
4. ELIMINA IN POSTI INAPPROPRIATI FUORI DALLA LETTIERA
Un eccessivo livello di stress può portare il gatto ad esprimere il suo disagio in questo modo, sia quando è da solo sia quando il suo umano è in casa, eliminando in punti diversi della casa, su mobili e oggetti del suo umano.
5. VOCALIZZA ECCESSIVAMENTE
I gatti, durante il loro processo di domesticazione, hanno imparato ad utilizzare la vocalizzazione come mezzo di comunicazione con gli umani sviluppando un vasto repertorio vocale, che utilizzano in circostanze e situazioni specifiche. Se, però, la vocalizzazione diventa eccessiva e si manifesta insistentemente, è un chiaro segno che qualcosa non va, che il gatto sta cercando disperatamente di comunicare il suo stato di malessere, che potrebbe essere di natura fisica o emotiva.
6. COMPORTAMENTI DISTRUTTIVI
I gatti che passano molto tempo da soli, in un ambiente privo di stimoli, possono sviluppare comportamenti distruttivi, perché il forte stato di frustrazione, generato dalla noia e dalla mancanza di interazioni, potrebbe spingerli a cercare un modo alternativo per scaricare l’ansia. I comportamenti distruttivi possono prevedere marcature urinarie eccessive, graffiature su superfici inappropriate, fino ad arrivare alla distruzione di oggetti.
7. LECCAMENTO ECCESSIVO O DEL TUTTO ASSENTE
Uno dei sintomi tipici dello stress, che potrebbe essere generato dalla solitudine, è lo sviluppo di comportamenti compulsivi e ripetitivi: le stereotipie che, attraverso la loro esecuzione, arrecano sollievo e alleviano l’ ansia. Tra le stereotipie rientra il leccamento eccessivo che, nei casi più gravi, può portare ad una perdita parziale o totale del pelo. In alcune zone del corpo il pelo può presentarsi spezzato e può essere visibile arrossamento sulle zampe, sull’ addome e sui fianchi.
La pulizia del pelo e la cura del sé è indice di uno stato di benessere psico- fisico del gatto e rientra nelle sue normali attività quotidiane, ma se si manifesta in modo anomalo, è una comunicazione non verbale dello stato di malessere del gatto, che potrebbe anche smettere completamente di leccarsi, favorendo l’ insorgere di problematiche del pelo o della cute.
Cosa fare se il gatto si sente solo?
La prima cosa, in presenza di uno o più sintomi di quelli sopra descritti, è rivolgersi ad un medico veterinario. Un cambiamento nelle consuete attività del gatto, che per sua natura è rigorosamente metodico e abitudinario, potrebbe essere causato da un problema sia fisico che emotivo.
È dunque importante escludere che si tratti di un malessere di natura fisica. Ad esempio, se un gatto smette di usare correttamente la lettiera e comincia ad urinare in giro per la casa potrebbe essere affetto da una patologia del tratto uro- genitale.
Se il veterinario riscontrerà un buono stato di salute del gatto, ci si potrà rivolgere ad un consulente che saprà consigliare efficacemente cosa sia meglio fare per migliore la situazione.
Adottare un compagno di giochi?
Comunemente si è convinti che per alleviare la solitudine di un gatto il modo migliore sia quello di affiancargli un compagno felino che, per lui, potrebbe diventare un compagno di gioco, con il quale trascorrere del tempo, condividere le attività, ma soprattutto le ore in cui l’umano non è in casa.
Convinzione totalmente errata!
I gatti, in natura, sono creature solitarie e molto territoriali. Per questa ragione i propri simili sono visti come dei rivali con i quali dover competere per l’accesso alle risorse e il loro utilizzo.
Inserire un secondo gatto, in un contesto domestico, potrebbe rappresentare un’ulteriore fonte di stress, perché potrebbe essere percepito come un estraneo non gradito contro cui si potrebbe riversare tutta l’ aggressività repressa. Le dispute tra i due potrebbero non trovare mai una soluzione pacifica o, nel migliore dei casi, potrebbero arrivare ad ignorarsi a vicenda, vivendo ognuno per conto suo. Quindi nessun sollievo per il gatto di casa.
Due gatti si troveranno più facilmente a convivere se sono fratelli, o se sono cresciuti insieme da piccoli, purché non soffrano entrambi, ognuno singolarmente, per noia e mancanza di stimoli.
Inserire un secondo gatto, soprattutto se quello che già c’è è adulto o addirittura anziano, non è mai una strategia vincente.
Importanza della relazione umano- gatto.
Dal punto di vista sociale, i gatti domestici, se hanno una relazione di qualità con il loro umano si sentono pienamente gratificati.
Il problema sorge nel momento in cui la casa è vuota per la maggior parte del tempo, di conseguenza non accade nulla di interessante, non ci sono interazioni ludiche, situazioni che invoglino ad esplorare, non ci sono novità che possano suscitare interesse, ma tutto è fermo e monotono.
Molti dei sintomi della solitudine, infatti, coincidono con quelli della noia.
La soluzione migliore, per evitare che il gatto sviluppi ansia da separazione o soffra la noia, nelle ore di assenza del suo umano, è rendere il suo ambiente più stimolante: giochi interattivi, mensole che formino un percorso verticale, tiragraffi, postazioni da cui poter osservare l’esterno, sono tutti accorgimenti che aiutano il micio ad avere la possibilità di compiere attività interessanti anche quando è da solo.
Ma non basta!
È necessario dedicargli del tempo di qualità.
Prendersi cura di un gatto non vuol dire soltanto fornirgli regolarmente cibo, lettiera pulita e un posto dove dormire.
Il gatto ha bisogno di un’interazione gratificante con il suo caregiver, in modo da costruire con lui una relazione appagante, che lo faccia sentire sicuro e sereno. Giocare con lui regolarmente lo aiuterà ad esprimere molte delle sue peculiarità di specie e vi renderà complici del suo divertimento, rinsaldando il legame tra voi.
Maria Teresa Fiore – Consulente in Cultura Felina livello base – Latina Provincia e Roma Sud