Ormai all’ordine del giorno, è essenziale, se ne parla, si utilizza, si è predisposti o meno, arricchisce il bagaglio esperienziale di ogni essere vivente e, più ancestralmente, può essere alla base dell’istinto di conservazione e sopravvivenza.
Ma cos’è il problem solving?
Altro non è che è un’attività finalizzata all’analisi e alla risoluzione dei problemi usando tecniche e metodi generici o particolarizzati in relazione a vari contesti quotidiani, conosciuti o meno. In psicologia per esempio si tratta di un processo mentale, un’attività intellettuale presente in più di una specie oltre a quella umana. Non tutti lo sanno ma anche il gatto, essere vivente dall’aspetto cognitivo molto sviluppato, è un maestro del problem solving. Il Felis catus infatti oltre ad avere spiccate capacità di risoluzione dei problemi per adattarsi ad un nuovo ambiente è in grado di acquisire nuovi comportamenti e strategie per fronteggiare situazioni sconosciute e mai incontrate in precedenza. E soprattutto apprende per tutta la durata della sua vita. Il cervello del gatto domestico consta di circa 300 milioni di neuroni (circa il doppio di quelli del cane) e mostra una struttura molto simile a quella dell’essere umano: entrambi hanno corteccia cerebrale e stessi lobi con zone deputate alle emozioni, alla memoria, all’elaborazione delle informazioni e alle attività mentali complesse; rispetto ad altre specie il cervello del gatto presenta scissure – “le pieghe” – su tutto l’organo cerebrale che ne aumentano la superficie e, come detto, il numero di neuroni. Anche il volume del cervello del gatto domestico appare maggiore, questo è in parte dovuto all’evoluzione dei cambiamenti comportamentali della specie in seguito al processo di domesticazione (maggiore capacità di apprendimento). Il gatto è quindi un animale dal grande potenziale cognitivo, apprende in tenera età comportamenti e strategie che saranno utili in età adulta che, parallelamente agli atteggiamenti innati (tipici della specie e tramandati per via genetica), saranno utili ai fini della sopravvivenza. L’apprendimento di questo tipo avviene per osservazione, per imitazione, per prova ed errore (es. comportamento predatorio).
➡ Il gioco è in generale un tipo di stimolazione fondamentale allo sviluppo e crescita psico fisici di un individuo: che sia sociale (con mamma e fratellini), con oggetti o motorio,
il cucciolo imparerà a rapportarsi con l’ambiente esterno ed altri individui, ad apprendere cosa sia sicuro o meno e quali siano le migliori strategie per fronteggiare una particolare situazione, quali siano i vantaggi e i costi da sostenere (in termini di incolumità per sé stesso), acquisire e confermare sicurezza personale. Tutti sappiamo quanto il gioco interattivo con il proprietario sia importante ai fini relazionali, oltre ad essere una simulazione di predazione (che permette al gatto di cimentarsi nella caccia e perfezionare le sue doti per prova ed errore) avvicina e lega gli attori che si investono nell’attività producendo in entrambi aumento di endorfine (ormoni della felicità) ed appagamento. Ma per un corretto ed equilibrato sviluppo individuale è importante poter fornire al nostro gatto anche proposte alternative al “gioco di coppia”. E qui fa capolino il problem solving. Come accennato il gatto apprende in vari modi e in relazione a diversi contesti, osservando e provando, quale sia la modalità più vantaggiosa e meno dispendiosa a livello di energie per il raggiungimento di un obiettivo. Non solo dai suoi simili ma anche da esponenti di altre specie, tra i quali, ovviamente, anche l’umano di riferimento (quanti di noi hanno uno o più gatti in grado di aprire gli sportelli, gli armadi, le porte, azionare interruttori: ebbene, è probabile che abbiano imparato guardandoci compiere queste azioni).
➡ I giochi problem solving sono soluzioni per mettere alla prova le potenzialità cognitive del nostro compagno felino. Non possiamo classificarli (e non sarebbe corretto) in gatti capaci e gatti non capaci, semplicemente in base alla individuale predisposizione, esperienza pregressa e personalità (da tenere in considerazione per una corretta gestione e sviluppo dei tratti più di spicco) ogni soggetto avrà una capacità di apprendimento più o meno veloce. Se il cucciolo non viene correttamente esposto a diversi stimoli ambientali già dall’età infantile potrebbe sviluppare disinteresse verso alcuni tipi di attività e difficoltà di apprendimento (oltre alla diffidenza verso le novità). Lo scopo delle proposte ludiche, è proprio quello di incrementare la capacità di elaborazione e gestione mentale del gatto, sono consigliati dall’età infantile a quella anziana (in questo secondo caso, proprio per mantenere viva l’elasticità mentale dell’individuo).
➡ I giochi problem solving richiedono infatti una strategia che consenta al gatto di ottenere il premio in esso racchiuso (cibo, pallina o topolino per esempio); la prima volta che proponiamo uno di questi oggetti al nostro gatto potrebbe non essere preparato: come per tutto è necessario comprendere il funzionamento per poi studiare il modo migliore per risolvere l’enigma (osservazione, elaborazione, tentativo). Ed ecco che, come accennato, la stimolazione cognitiva viene innescata, in base alle conoscenze e alle esperienze il gatto cercherà la soluzione.
➡ In alcuni casi potrebbe essere necessario supportare il felino domestico nei primi utilizzi in quanto, se non avvezzo o inizialmente poco interessato, potrebbe velocemente stufarsi nel caso in cui non riuscisse ad usare il gioco in questione (parliamo soprattutto di gatti adulti non altamente stimolati o in apparenza non particolarmente predisposti o ancora di soggetti più ritrosi di fronte alle novità). Anche in questo contesto interviene il legame che intercorre tra gatto e proprietario: se motivato dal suo umano, di cui si fida, il felino domestico mostrerà probabilmente maggiore interesse ed impegno in una nuova attività proposta dal suo “punto di riferimento”.
➡ Il gioco è uno dei bisogni fondamentali del gatto (contemplato anche nei 7 pilastri del benessere secondo Centro di Cultura Felina®, “fornire opportunità di gioco e comportamento predatorio”), gli consente di acquisire sicurezza, appagamento, autorealizzazione (si, ogni piccola conquista, come per noi, contribuisce alla realizzazione personale del gatto come individuo che gli consente di sentirsi “adeguato” nel suo ambiente ed accettato dal gruppo sociale) ed equilibrio per il raggiungimento del naturale benessere etologico. La possibilità di manipolare oggetti contenenti cibo permette, oltre all’intrattenimento in un’attività piacevole e divertente, di assecondare la naturale tendenza del gatto a consumare pasti piccoli ma frequenti (i food feeder o distributori di cibo svolgono proprio questo compito), le scatole contenenti sacchetti odorosi o piccoli pupazzetti stimolano l’aspetto predatorio (simulazione dello stanare la preda).
🌻 In commercio esistono moltissimi generi di giochi problem solving: i puzzle, i labirinti, le scatole, i food feeder. Ognuno può essere proposto con diversi gradi di difficoltà poco per volta per aumentare gradualmente la motivazione del gatto e la stimolazione a nuove modalità di strategia.
🌻 Ma può essere anche divertente fabbricare noi stessi piccoli oggetti di svago a misura del nostro compagno felino con articoli di uso domestico comune come per esempio rotoli di carta da cucina, bottiglie di plastica, vasetti dello yogurt in cui introdurre croccantini che il nostro felino domestico si divertirà, una volta imparato il meccanismo, ad estrarre. Oppure scatole da scarpe con buchi laterali in cui introdurre topolini di pezza, la sua pallina preferita o sacchetti di catnip (se apprezzati) per rendere ancora più attrattiva e stimolante a livello olfattivo la proposta ludica. Un’altra valida proposta di stimolazione sensoriale è anche quella del percorso olfattivo/esplorativo che prevede il nascondere in diversi punti del territorio piccole quantità di cibo secco o sacchetti odorosi (catnip, lavanda) che, anche se esula dal concetto di problem solving, invoglierà il nostro gatto a perlustrare l’ambiente per il raggiungimento della “preda” producendo, anche in questo caso, appagamento e sicurezza territoriale.
❗ Poniamo anche interesse sul fatto che queste attività oltre a fare felici i nostri gatti e far loro del bene da un punto di vista cognitivo ed esperienziale sono anche utili per strutturare e confermare la natura indipendente del Felis catus: dopo il distacco dalla madre (e prima di acquisire eventualmente un nuovo punto di riferimento che sia un conspecifico, un animale di altra specie o il proprietario) il fattore più importante per il gatto è il territorio all’interno del quale imparerà a muoversi ed interagire. La sua sicurezza e capacità di adattamento dipenderanno in parte dalla possibilità di conoscere, esplorare ed interfacciarsi con più stimoli ambientali possibili anche in modo individuale e dai successi che otterrà “con le sue forze”. Le proposte di gioco “in solitario” permettono proprio al gatto di imparare a perfezionare varie modalità di strategie ed apprenderne di nuove, proprio come farebbe in natura.
❗ Nondimeno, se per ragioni lavorative o (siamo prossimi all’estate) di assenza prolungata da casa il nostro gatto passa alcune ore da solo ogni giorno, la possibilità di potersi intrattenere con proposte ludiche di vario genere non farà altro che giovare al suo benessere in quanto dovrà impiegare non solo capacità cognitive ma anche energie fisiche nell’adempimento di tali attività, evitando di annoiarsi. In conclusione, aiutiamo il nostro compagno animale a comprendere quali siano le criticità del suo ambiente di vita permettendogli di familiarizzare con il territorio sia attraverso proposte multiple individuali sia con le interazioni attive ma ricordando sempre di lasciare spazio alla sua natura felina e alla sua capacità di elaborare strategie anche di fronte a quelle che a noi sembrano “cose troppe difficili”. Con una corretta gestione ambientale, relazionale e ludica differenziata saremo ogni giorno un passo più vicino al raggiungimento e alla conferma di equilibrio psico fisico e benessere del nostro gatto. Lui, una volta instaurata la routine delle attività proposte, si divertirà moltissimo e noi, vedendolo ancora più appagato, saremo ancora più sereni e felici della nostra vita insieme.
Miriam Tiengo– Operatore in Benessere Etologico del Gatto® (BEG®) certificato CCF, MISAP – TORINO